L'OMAGGIO E GLI ONORI ALL'UOMO CHE HA SCRITTO UNA PAGINA IMPORTANTE DELL'ITALIA FIN DAL 1982
A CAPO DEL CONTINGENTE DELLA FORZA DI PACE MULTINAZIONALE DELLA MISSIONE ITALCON IN LIBANO


GENERALE FRANCO ANGIONI "CONDOR 1"
25 AGOSTO 1933 - 28 OTTOBRE 2025
Franco Angioni nasce a Civitavecchia il 25 agosto 1933, figlio di un sottufficiale dell’Esercito italiano originario di Norbello, piccolo centro della Sardegna situato nei pressi di Abbasanta, in provincia di Oristano. Questo ambiente familiare fortemente permeato da tradizioni militari influenzerà profondamente il suo percorso di vita e la sua vocazione professionale. Nel 1949, a soli sedici anni, Angioni inizia la sua formazione militare presso la prestigiosa Scuola Militare Nunziatella di Napoli, autentico vivaio di ufficiali delle forze armate italiane, dove riceve i primi insegnamenti fondanti dell’etica militare e del rigore accademico. In seguito prosegue la propria formazione presso l’Accademia Militare di Modena, da cui esce nel 1954 con il grado di sottotenente dell’Esercito italiano, avviandosi così alla carriera che lo porterà a diventare una delle figure più rispettate delle Forze Armate italiane del secondo dopoguerra. Nel 1960 viene promosso capitano, consolidando il proprio profilo professionale all’interno della struttura gerarchica militare. La sua preparazione si arricchisce notevolmente tra il 1966 e il 1969, quando frequenta la Scuola di Guerra italiana, e nel 1970 completa la propria formazione strategica con un’esperienza formativa presso l’omologa canadese. Già nel 1962 aveva ottenuto il brevetto di Ranger presso la prestigiosa U.S. Army Ranger School, un riconoscimento di grande valore simbolico e operativo, riservato a ufficiali altamente addestrati e selezionati. La carriera operativa di Angioni si sviluppa in modo parallelo alla sua crescita accademica e strategica. Destinato alla specialità dei paracadutisti, comanda prima un plotone e poi una compagnia, per assumere dal 1971 al 1972 il comando del Battaglione Sabotatori Paracadutisti, unità d’élite destinata ad azioni speciali, in seguito rinominata Battaglione d’assalto paracadutisti “Col Moschin”, con il grado di tenente colonnello. Fra il 1977 e il 1978 ricopre il ruolo di vice comandante della brigata paracadutisti “Folgore”, consolidando ulteriormente la sua fama di ufficiale competente, carismatico e capace di coniugare comando operativo e sensibilità strategica. Il momento di massima visibilità pubblica e di rilievo storiografico nella carriera del generale Angioni si colloca nel settembre del 1982, quando viene designato come comandante del contingente italiano della Forza Multinazionale in Libano nell’ambito della missione denominata “Libano 2”. All’epoca colonnello e capo dell’ufficio operazioni del 3º reparto dello Stato maggiore dell’esercito, Angioni assume questo delicatissimo incarico in una fase di estrema instabilità, a seguito del massacro di Sabra e Shatila nel pieno della prima guerra libanese. La missione, inizialmente concepita sotto egida ONU, subisce una torsione improvvisa a causa del veto dell’Unione Sovietica al Consiglio di Sicurezza, che impedisce il varo di una risoluzione internazionale proprio mentre il contingente è già in navigazione verso il teatro operativo. In assenza del quadro legale offerto dalle Nazioni Unite, la missione si trasforma in uno sforzo tripartito italo-franco-statunitense, con mezzi e uomini che mantengono le caratteristiche visive (come la colorazione bianca dei veicoli) proprie delle operazioni ONU, ma con insegne italiane prive delle lettere UN. Il contingente italiano, denominato ITALCON, composto inizialmente da circa mille uomini, cresce fino a raggiungere le 2.500 unità, configurandosi come il primo intervento militare italiano all’estero dopo la Seconda guerra mondiale. Il comando di Angioni imprime un’impronta decisiva alla missione. Promosso generale di brigata nel gennaio 1983, egli elabora un modello d’intervento centrato sull’empatia culturale, l’intermediazione diplomatica e la costruzione di relazioni di fiducia con la popolazione locale e le varie fazioni armate in conflitto. Ai suoi uomini distribuisce testi sulla cultura e la storia del Libano, incoraggiandoli a studiare il contesto in cui operano per meglio comprendere le dinamiche sociali e religiose del paese. Questa strategia, innovativa rispetto a precedenti logiche d’intervento di tipo occupazionale o prettamente coercitivo, risulta determinante nel rendere il contingente italiano un soggetto riconosciuto e rispettato da tutte le parti in campo. Simbolo tangibile di questa filosofia è la costruzione di un ospedale da campo nei pressi dell’aeroporto di Beirut, dove vengono curati feriti di ogni fazione, senza distinzione ideologica o etnica. Un episodio emblematico è quello del piccolo Mustafà Haoui, curato nell’ospedale italiano, che divenne mascotte del contingente, e successivamente emigrò in Italia, dove si stabilì e divenne tecnico di laboratorio all’Istituto Regina Elena di Roma. Il successo della missione e l’altissimo grado di interazione raggiunto con la società libanese consacrano l’esperienza di ITALCON come spartiacque nella storia delle operazioni militari italiane. Il ritorno del contingente in Italia, nel febbraio 1984, viene salutato da una folla festante a Livorno, sede della Brigata Folgore, e la figura del generale Angioni acquisisce una popolarità nazionale inedita per un militare. Subito dopo il rientro, Angioni è nominato Capo del 3º Reparto dello Stato maggiore dell’Esercito. La carriera prosegue ai vertici della gerarchia militare con incarichi di crescente responsabilità e rilievo internazionale. Nel 1986 assume il comando della forza mobile del Comando alleato in Europa, incarico che mantiene fino al gennaio 1989. In quell’anno viene nominato Consigliere militare del presidente del Consiglio Ciriaco De Mita e contestualmente promosso Generale di Corpo d’Armata. Dal giugno 1990 al settembre 1992 comanda il III Corpo d’Armata di Milano, e successivamente, dal settembre 1992 all’11 gennaio 1994, presiede il Centro alti studi per la difesa (CASD), istituzione cardine per la formazione strategica delle élite militari italiane. Dal 14 gennaio all’8 giugno 1994 guida le Forze terrestri alleate del Sud Europa con sede a Verona (FTASE), per poi assumere, dal luglio 1994 al settembre 1996, la carica di segretario generale della Difesa e direttore nazionale degli armamenti, massimo vertice tecnico-amministrativo del Ministero della Difesa. Durante la sua lunga e brillante carriera Angioni riceve numerose decorazioni: la Croce d’oro di Anzianità di Servizio Militare (per 40 anni di servizio), la Medaglia per Lunga Attività paracadutistica, la Medaglia d’oro al Merito di Lungo Comando (per oltre 20 anni di comando), nonché la Medaglia Commemorativa per la Missione di Pace in Libano, nelle due versioni relative ai distinti periodi operativi. Queste ultime verranno poi confluite nella moderna Croce per Missioni di Pace. Termina la sua carriera attiva nell’Esercito italiano il 9 settembre 1996, mantenendo comunque un ruolo eminente nel sistema onorifico nazionale come Presidente del Consiglio dell’Ordine Militare d’Italia. La sua figura carismatica e il suo stile di comando hanno ispirato anche la letteratura, in particolare Oriana Fallaci, che nel romanzo Insciallah trasfigura la sua esperienza libanese nella figura narrativa del “Condor”, il comandante del contingente italiano. Nel giugno 1997, pur in ausiliaria, riceve l’incarico di commissario straordinario del Governo per le iniziative italiane di supporto in Albania, incarico che mantiene fino al giugno 1998, nel contesto delle gravi tensioni regionali dei Balcani post-jugoslavi. Successivamente intraprende l’attività politica e viene eletto alla Camera dei deputati nelle elezioni politiche del 2001 come indipendente in quota Democratici di Sinistra, rappresentando il collegio uninominale di Roma-Monte Sacro. Durante la legislatura svolge il ruolo di segretario della Commissione Difesa della Camera dal giugno 2001 all’aprile 2006 e fa parte della delegazione parlamentare presso l’Assemblea NATO dal settembre 2001, contribuendo a trasporre sul piano istituzionale e legislativo la sua esperienza sul campo, divenendo punto di riferimento autorevole per le politiche della difesa nel sistema parlamentare italiano. Il 28 ottobre 2025 “condor 1” ha spiccato l’ ultimo salto. (Fonte Wikipedia)
 
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IL FUNERALE DEL GENERALE FRANCO ANGIONI "CONDOR 1"
CHIESA DI SAN MATTIA ROMA - 31 OTTOBRE 2025

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