Guerra del Libano (1982)

La guerra del Libano del 1982 (ebraico מלחמת לבנון, Milkhemet Levanon, Milkhemet Levanon, arabo حرب لبنان, ossia "Guerra del Libano"), anche indicata in ambito militare israeliano con l'espressione Operazione Pace in Galilea (מבצע שלום הגליל, Mivtsa Shalom HaGalil), cominciò il 6 giugno 1982, allorché le Forze di Difesa Israeliane (FDI) invasero il sud del Paese dei cedri. Il governo d'Israele dette il via libera all'invasione come risposta al tentativo di assassinio messo in atto da parte del Fath contro il proprio ambasciatore nel Regno Unito, Shlomo Argov, e in risposta ad attacchi d'artiglieria dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina contro aree popolate nel nord della Galilea. Si veda anche Operazione Litani.

Dopo aver attaccato l'OLP i siriani e le forze musulmane libanesi, Israele occupò il Libano meridionale. Assediati nel settore Ovest di Beirut e assoggettati a pesanti bombardamenti, l'OLP e le forze siriane della FAD (Forze Arabe di Dissuasione), giunte in Libano nel corso della guerra civile libanese su incarico della Lega Araba, negoziarono lo sgombero dal Libano dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina sotto la protezione di organizzazioni internazionali istituzionalmente neutrali.

Forze israeliane, siriane e dell'OLP nella Guerra del 1982
'(Desunta da Brzoska & Pearson, 1994, p. 117)

Israele

Siria

OLP

Truppe

76.000

22.000

15.000

Carri armati

800

352

300

APC Armored Personnel Carriers

Trasporto truppe blindato

1.500

300

150

Armi anti-carro

200

-

2-300

Artiglieria principale

-

300

350+

Armi anti-aeree

-

100

250+

Totale degli aerei da combattimento

634

450

0

Totale degli aerei impiegati

364

96

0

Aerei d'attacco

275

225

0

Elicotteri armati

42

16

0

Lanciatori di missili terra-aria principali

-

125

La Missione Italcon (o "contingente italiano in Libano") è stata un'operazione di peacekeeping delle forze armate italiane in Libano, nell'ambito della "Forza Multinazionale in Libano" (MFL) con Francia, Stati Uniti e Gran Bretagna.

Sì svolse in due fasi, denominate Libano1 e Libano2 dal 1982 al 1984. Per la prima volta dopo la fine della seconda guerra mondiale un reparto armato italiano si recava in missione fuori dai confini italiani, con il compito di difendere la popolazione civile.

In seguito all'Operazione Pace in Galilea, condotta dalle forze militari israeliane, venne raggiunto un accordo, grazie alla mediazione dell'inviato del presidente statunitense Ronald Reagan in Libano Philip Habib, secondo cui forze militari di pace statunitensi, francesi e italiane, avrebbero garantito

ai sopravvissuti dell'OLP di trovare rifugio negli Stati arabi confinanti e allo stesso tempo che i civili palestinesi nei campi profughi non sarebbero stati nuovamente armati.

Operazione Libano 1 (1982)

L'operazione "Libano 1" e cominciata in Italia il 21 agosto 1982 con la partenza dall'Italia del contingente cui era affidata la missione a bordo delle navi da sbarco della Marina Militare Grado e Caorle e del traghetto del Lloyd Triestino "Buona Speranza", noleggiato dal Ministero della Difesa, con la scorta della fregata Perseo. La missione, al comando del tenente colonnello Bruno Tosetti, venne affidata al 2º battaglione bersaglieri "Governolo", composto da una Compagnia Comando, due compagnie meccanizzate, un plotone genio e un plotone carabinieri, per un totale di 519 uomini (di cui 40 Ufficiali, 81 Sottufficiali e 389 militari di truppa) con al seguito circa 200 mezzi tra ruotati e cingolati. In precedenza nave Caorle aveva evacuato i civile dal Libano.

Dopo l'attracco nel porto di Beirut delle due navi militari e del traghetto civile, avvenuto il 26 agosto 1982, le operazioni ebbero inizio lo stesso giorno. Compito del contingente italiano era quello di garantire la sicurezza fisica dei palestinesi che lasciavano Beirut e degli altri abitanti della città e favorire il ristabilimento della sovranità e dell’autorità del Governo libanese nel settore meridionale della Capitale libanese, smilitarizzare un’area a cavallo della “Linea Verde” interponendosi fra le forze israeliane e palestinesi, e portare in salvo le forze palestinesi oltre il confine siriano.

La missione si concluse il 12 settembre dello stesso anno con il rientro dal Libano dei militari impegnati a bordo delle navi Caorle e Buona Speranza.

Operazione Libano 2 (1982-1984)

Il Presidente Pertini a Beirut passa in rassegna il contingente italiano nel 1983

Due soli giorni dopo la partenza delle truppe italiane vi fu l'attentato al quartier generale dei cristiano maroniti dove persero la vita l'appena eletto presidente della repubblica Bashir Gemayel e 25 dirigenti. Il 16 settembre la ritorsione con i massacri nei campi di Sabra e Chatila. Così la decisione di un nuovo intervento internazionale.

In principio la missione era nata come iniziativa ONU, ma il veto dell'URSS annullò l'egida internazionale mentre il contingente era in navigazione verso il Libano, per cui ITALCON si trasformò in corso d'opera in uno sforzo eminentemente nazionale, insieme con Francia, USA e Gran Bretagna. Come diretta conseguenza, i mezzi VCC-1 Camillino impegnati sul terreno furono comunque colorati di bianco (identificazione di mezzo ONU), ma portarono dipinta la bandiera italiana.

Il contingente italiano, con un organico di 2.300 uomini al comando del generale dei paracadutisti Franco Angioni, così il 24 settembre 1982 tornò in Libano, a causa della difficile situazione a Beirut, e dei massacri nei campi profughi.

La missione ebbe inizio il 20 settembre 1982 con la partenza di Nave Grado che trasportava i blindati del San Marco al comando del Capitano di fregata Pierluigi Sambo, scortata da Nave Perseo e dei traghetti Canguro Bianco, Buona Speranza e Staffetta Jonica, partiti da Cipro con ponte aereo Italia/Cipro e a protezione e supporto navi a rotazione le navi Vittorio Veneto, Doria Perseo, Intrepido, Lupo, Ardito, Sagittario, Stromboli Orsa, Caorle, Audace.

I rapporti con la popolazione locale e le diverse parti in lotta vennero inoltre enormemente facilitati dalla costruzione di un ospedale da campo nei pressi dell'aeroporto di Beirut, dove tutti i feriti di qualunque fazione venivano curati.

Nonostante questo ci furono diversi scontri a fuoco. Il 15 marzo 1983 alle 21.00 una pattuglia del Battaglione San Marco cadde in una imboscata nei pressi del campo di Sabra, e quattro Marò del S. Marco rimasero feriti, di cui uno gravemente. Quella stessa notte il generale Angioni decise di uscire con gli incursori del Col Moschin per intercettare gli assalitori, che ancora non avevano lasciato la zona. Al contatto col nemico iniziò un violento scontro a fuoco, nel quale i libanesi si batterono con armamento più pesante e armi controcarro. Nel combattimento tre incursori rimasero feriti e si decise di sospendere l'azione. Uno degli italiani perse una gamba. Il 15 marzo 1983 il militare italiano Filippo Montesi venne colpito alla schiena mentre si trovava in azione di pattugliamento notturno sulla via dell'aeroporto nei pressi del campo profughi palestinese di Burj el-Barajneh, a Beirut. Morì il 22 marzo 1983 a seguito delle ferite riportate nell'imboscata al mezzo sul quale viaggiava.

La fine della missione venne avviata l'11 febbraio 1984 con il trasferimento a Cipro dei civili italiani da parte di Nave Caorle e con il rientro a partire dal 20 febbraio rientro della squadra navale al comando dell'Ammiraglio Giasone Piccioni, costituita da Vittorio Veneto, Doria, Ardito, Audace, Orsa, Perseo, Sagittario, Stromboli, Caorle, a protezione dei traghetti civili Anglia e Jolly Arancione e delle motonavi Appia e Tiepolo, con le navi Doria, Sagittario e Caorle che restarono in Libano ancora per poco tempo.

La missione terminò il 6 marzo 1984, quando rientrò l'ultima compagnia carabinieri paracadutisti

Montesi fu l'unico militare italiano a cadere durante la missione ITALCON "Libano 2". In quella missione si sono avuti inoltre 75 feriti da parte italiana. Quando la Brigata Folgore rientrò nella sua base di Livorno a fine missione fu accolta da grandi festeggiamenti in città, ed il suo comandante Angioni conobbe un'enorme popolarità su scala nazionale.